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Como: nuovi Stipendi 2023 delle Badanti

Nel nuovo anno le famiglie di Como si trovano costrette a fare i conti di chi deve adeguare la busta paga e chi invece potrà “assorbire” gli aumenti dell’eventuale superminimo che già versa alle proprie badanti.

Assindatcolf (Associazione nazionali dei datori di lavoro domestico) ha redatto dei numeri per Il Sole 24 Ore secondo cui per una colf di livello B che lavora sei ore a settimana la paga oraria minima passa da 6,03 euro del 2022 a 6,58 euro nel 2023.

Se la famiglia pagava già la colf 8 euro all’ora vuol dire che nel 2022 al “minimo sindacale” si aggiungeva un superminimo di 1,97 euro.

E a questo valore si può “attingere” per assorbire l’aumento: quindi la retribuzione resterà di 8 euro e sarà comunque superiore al minimo sindacale.

Se invece la paga dei proprio collaboratori è già in linea con i minimi contrattuali la busta paga da versare salirà da 1.026,34 (nel caso di un badante convivente di livello C Super che lavora 54 ore settimanali) a 1.120,8 euro.

«Già dal mese di gennaio la busta paga di colf, badanti e baby sitter dovrà adeguarsi ai nuovi minimi retributivi cresciuti del 9,2% come conseguenza della galoppante inflazione. Senza un intervento immediato e mirato da parte dello Stato l’effetto potrebbe essere quello di un’ulteriore espansione del lavoro irregolare che nel settore ha già un tasso elevatissimo: stando ai calcoli dell’Istat nel 2020 era pari al 52,3% del totale».

Lo ha dichiarato il presidente di Assindatcolf (Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico), Andrea Zini.

«Uno strumento concreto per mitigare gli aumenti – prosegue – potrebbe essere il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso 2023-2025 adottato dal ministro Calderone a dicembre scorso. Tra le linee d’azione si prevede, infatti, di introdurre un bonus che consenta di far fronte al costo complessivo sostenuto dalle famiglie per il personale domestico. Una scelta giusta che speriamo possa concretizzarsi ma che, tuttavia, chiediamo non sia collegata all’Isee familiare, come invece il Piano prevede. Restiamo convinti – precisa Zini – che la strada maestra per sostenere famiglie e scardinare il meccanismo che incentiva il lavoro irregolare sia quello di concedere la totale deducibilità del costo del lavoro domestico. Non bisogna, infatti, dimenticare che ad oggi un datore di lavoro può portare in deduzione solo una minima parte dei contributi versati per il lavoratore, in molti casi una cifra irrisoria rispetto al costo complessivo e quindi senza un reale vantaggio per chi mette in regola. Far decrescere il bonus a fronte di livelli più elevati di Isee significherebbe escludere gran parte delle famiglie che subiranno incrementi. Al contrario – conclude il presidente di Assindatcolf – occorre che il lavoro regolare costi alla famiglia meno di quello in nero».

 

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