badanti e il prossimo

Como, Notizie di Giornalismo: le Badanti e la Voglia di Aiutare il Prossimo

Abbiamo trovato anche a Como una storia interessante che riguarda il mondo sommerso delle badanti, da una scrittrice e giornalista di Milano, che da quindici anni che studia il mondo degli anziani e ne scrive.

Il suo libro più recente è “Voglia di gioia – Suggerimenti per vivere al meglio la terza età”.

Monica Melotti, giornalista milanese, è la persona giusta per fotografarci il mondo delle badanti e per dirci se l’Italia può rallentarne il flusso, o addirittura farne a meno.

Sono state fatte alcune domande alla scrittrice rispetto a ciò che scrive nel libro sulle badanti, una tra le tante per cominciare è se le badanti rubano il posto a lavoratrici italiane…

«Assolutamente no. Questa attività non veniva svolta prima dalle nostre donne. Si può dire che sia nata con le straniere, attorno alla fine degli anni ’80. Secondo le stime dell’Irs, Istituto di ricerche sociali, le badanti o “aiutanti familiari” italiane sono oggi soltanto 74 mila, a fronte di 774 mila straniere, per contare soltanto quelle regolari. Poi c’è da aggiungere un 43 per cento di clandestine, che sono in aumento, secondo l’Irs, del 7-8 per cento negli ultimi due anni».

D’altra parte, non sembra questo il momento in cui si possano trovare i soldi per invertire il trend. 

«No, anche se ovviamente sarebbe auspicabile. Il fenomeno delle badanti, assolutamente preziose per i nostri anziani, è conosciuto soltanto in Italia e in Grecia. In Germania ogni lavoratore versa una parte dei suoi contributi a un fondo speciale per interventi destinati ad assisterlo quando sarà anziano. In Gran Bretagna c’è l’esperienza della case protette, sheltered houses, dei piccoli complessi residenziali di 8-9 stanze, per altrettanti anziani, e ciascuno arreda la sua camera con mobili, quadri, oggetti della sua vita. Ci sono spazi comuni per conversare e all’ora di pranzo viene una governante a cucinare, e poi il fisioterapista, il medico che misura temperatura e pressione. I costi sono divisi fra tutti ma Stato e comuni aiutano i più deboli. In Spagna c’è un’esperienza simile, le cortes».

La casa di riposo non è una soluzione per i nostri anziani? 

“Ha costi spropositati, non tutti se la possono permettere. In Lombardia, dove vivo, se ne trovano solo con rette dai 2 mila euro al mese in su”.

Qual è l’identikit della badante? 

«Età media un po’ meno di 40 anni, provenienza geografica Europa dell’Est e Sudamerica; di solito hanno lasciato marito e figli nel paese d’origine e inviano loro soldi tutti i mesi.
Le badanti della prima generazione amavano  vivere in famiglia, adesso tendono ad assistere l’anziano a ore, preferendo vivere da sole».

C’è qualcosa che scricchiola, nel modello “badante”? 

«Certamente, come in tutte le formule di welfare fai da te. Spesso, ad esempio, non conoscono bene l’italiano, e l’anziano per giunta parla in dialetto. Ci sono dunque chiare difficoltà di comunicazione. E’ molto importante che l’anziano venga accompagnato quotidianamente in posti dove possa socializzare con persone della sua stessa età. La depressione, infatti, è un disagio sempre più diffuso. Ed è altrettanto importante che le badanti imparino in fretta la nostra lingua ».

 

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