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L’eutanasia

L’EUTANASIA

Aes Domicilio sente il dovere di informare, di fronte ad un tragico evento quotidiano non può restare indifferente: una lacuna del nostro Paese ha costretto un giovane deejay a rivolgersi alla Svizzera per affrontare la sua morte volontariamente. L’eutanasia, infatti, è letteralmente buona morte (dal greco εὐθανασία, composta da εὔ-, bene e θάνατος, morte), è il procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica.

EUTANASIA: CHE COS’È?

  • l’eutanasia è attiva diretta quando il decesso è provocato tramite la somministrazione di farmaci che inducono la morte (per esempio sostanze tossiche).
  • l’eutanasia è attiva indiretta quando l’impiego di mezzi per alleviare la sofferenza (per esempio: l’uso di morfina) causa, come effetto secondario, la diminuzione dei tempi di vita.
  • l’eutanasia è passiva quando è provocata dall’interruzione o dall’omissione di un trattamento medico necessario alla sopravvivenza dell’individuo (come nutrizione artificiale e idratazione artificiale) .
  • l’eutanasia è detta volontaria quando segue la richiesta esplicita del soggetto, espressa essendo in grado di intendere e di volere oppure mediante il cosiddetto testamento biologico.
  • l’eutanasia è detta non-volontaria nei casi in cui non sia il soggetto stesso ad esprimere tale volontà ma un soggetto terzo designato (come nei casi di eutanasia infantile o nei casi di disabilità mentale).
  • l’eutanasia è detta involontaria quando è praticata contro la volontà del paziente.
  • il suicidio assistito è invece l’aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio ma senza intervenire nella somministrazione delle sostanze.

Un problema di grande attualità che fa riflettere e che richiede un’attenzione specifica e adeguata, soprattutto nel panorama italiano attuale, dove i cittadini stessi chiedono maggiori chiarimenti di fronte ad una legge continuamente rinviata e non definita. Possiamo decidere di morire? È giusto lasciare alle coscienze una questione così essenziale che riguarda la vita di ciascuno, o è necessaria una disposizione normativa affinché si possano delineare i confini ben precisi oltre i quali è possibile usufruire di tale possibilità?